Collana Kiwi

Bill Manhire, E il fulmine si vanterà della sua opera

Manhire_coverCollana Kiwi – Letteratura neozelandese contemporanea

Bill Manhire, E il fulmine si vanterà della sua opera
ISBN: 978-88-99274-01-6
pp. 380, € 15

 

Manhire è un alchimista, ma non uno di quelli che danno la caccia a ingredienti ignoti o esotici, da fondere in composti dal gusto tanto raffinato quanto inconsistente. Manhire si serve degli ingredienti del pane della parola quotidiana, ricombinandoli in nuovi, inconsueti composti, generando nuove risposte di sensi. La poesia di Manhire è sempre sorprendente e, come il fulmine, improvvisa. Il poeta ci conduce per mano in luoghi familiari e conosciuti, ce li mostra con nonchalance, finché, senza preavviso, qualcosa nella normale percezione che ne abbiamo si spezza, una botola si apre sul sentiero spianato dal verso e c’inghiotte. A un tratto il buio ci avvolge e genera fantasmi: le foto di famiglia si animano mettendoci di fronte ai ricordi rimossi, alla nostra memoria sepolta, oppure alle ferite mai cicatrizzate della storia.

 

 

The Victims of Lightning

 

A good poet is someone who manages, in a lifetime of standing out in thunderstorms, to be struck by lightning five or six times; a dozen or two dozen times and he is great.

Randall Jarrell

 

 

Often they are naked; clothing is scattered

across a field; or trousers and shirt

appear in some nearby village –

a little tattered, waiting to be folded.

Sometimes with women the chemise is scorched,

yet – strange – the dress and petticoats are spared.

As in war, men are in extremest danger.

‘His shoes remain on his feet!’ cries the wife,

who then begins to weep; and yes, there are boots

at the end of the man’s pale body. Height

is always there at the heart of peril:

a shepherd with staff moving among his sheep,

the tall fisherman lifting his rod, those boys

who huddle beneath a tree . . .

 

 

 

 

Le vittime del fulmine

 

Un buon poeta è quello che riesce, esponendosi per una vita intera ai temporali, a farsi colpire dal fulmine cinque o sei volte; una dozzina o due ed è un grande.

Randall Jarrell

 

 

Spesso sono nudi; i vestiti sono sparsi

in un campo; oppure maglietta e pantaloni

compaiono in un paese vicino –

un po’ sbrindellati, in attesa di essere piegati.

Talvolta se sono donne la camicia è bruciacchiata,

eppure – strano – vestito e sottoveste risparmiati.

Come in guerra, gli uomini nel più estremo pericolo.

“Gli restano le scarpe ai piedi!” grida la moglie,

che inizia poi a piangere; e sì, ci sono degli scarponi

all’estremità del pallido corpo dell’uomo. L’altezza

è sempre là nell’occhio del ciclone:

un pastore col bastone si muove tra le pecore,

l’alto pescatore che solleva la canna, questi ragazzi

che si accalcano sotto un albero . . .

tutti a modo loro attraggono. Anche un ombrello sollevato,

nero contro il cielo, comporta pericolo.

 

E il fulmine si vanterà della sua opera.

Ama lasciare una illustrazione.

Sul busto di un uomo, un bosco di pini.

Sopra un altro un fiore, o una ragnatela.

Un antico pero è stato distrutto

eppure mostra i rami di se stesso

sull’ampio petto di un carrettiere.

E talvolta non ci lascia nulla:

 

scava una fossa e perfora le ossa.

Lassù, il contadino sta dritto in piedi

come stesse posando con il bestiame . . .

eppure, solca il campo in punta di piedi, e tocca . . .

bene, tutte le creature crollano!

 

Alcuni sopravvissuti vogliono essere studiati.

Mostro loro la mia stanza speciale,

chiedo loro una poesia, o richiedo una canzone.

Si lamentano di malinconia e disperazione,

di campanelli nelle orecchie, di crampi. Nessuno

trattiene la carica, anche se alcuni credono di farlo.

Alcuni camminano a stento, altri l’avvertono nel cervello.

Il cieco riconquista la vista, eppure ora è sordo.

Un imbecille è fatto rinsavire.

Un amico racconta che un fulmine ha preso una chiesa

e soltanto il sacerdote è stato risparmiato.

La freccia del campanile è volata per i campi.

 

La natura è piena di mistero: effimero reame

con effetti permanenti. E l’accumulazione ci ricorda

sempre cosa viene dopo: tuono lontano, choc de retour.

E silenzio in aula e nella cattedrale . . .

e corpo come colla, lingua strappata alle radici . . .

così che ci muoviamo per chiudere la porta.

Fuori, il poeta alza la penna, e aspetta.

La vedova alza l’ombrello.

all in their way supply attraction. Even a raised umbrella,

black in the sky, means danger.

 

And lightning will boast about its work.

It likes to leave an illustration.

On one man’s trunk, a grove of pines.

On another a flower, or spider’s web.

An ancient pear tree is destroyed

yet shows the branches of itself

on the waggoner’s wide chest.

And sometimes it leaves us nothing:

 

it digs a trench and perforates the bones.

Over there, the farmer stands erect

as if he is posing with his cattle . . .

yet, tiptoe across the field, and touch . . .

well, every creature crumbles!

 

Some who survive wish to be studied.

I show them to my special room,

ask for a poem, or request a song.

They complain of melancholy and despair,

of ringing in their ears, of cramps. No one

retains the charge, though some believe they do.

Some walk with difficulty, others feel it in the brain.

The blind man regains his vision, yet now is deaf.

An imbecile is rendered sane.

A friend reports how lightning struck a church

and only the minister was spared.

The arrow of the belfry flew across the fields.

 

Nature is full of mystery: ephemeral realm

with permanent effects. And always accumulation

reminds us what is next: thunder in distance, choc de retour.

And silence in schoolroom and cathedral . . .

and body like paste, tongue torn from its roots . . .

so that we move to close the open door.

Outside, the poet lifts his pen, and waits.

The widow raises her umbrella.

 

 

bill_manhireBill Manhire è nato a Invercargill nel 1946 ed ha studiato alle Università di Otago e Londra. Attualmente è alla guida dell’Istituto Internazionale di Lettere Moderne della Victoria University di Wellington e ne dirige il prestigioso programma di scrittura creativa. Tra i laureati del corso sono annoverati alcuni tra i più validi scrittori contemporanei neozelandesi (tra cui Barbara Anderson, James Brown, Kate Camp, Catherine Chidgey, Barbara Else, Kapka Kassabova, Elizabeth Knox, Emily Perkins e William Brandt). Nel 1997, Bill Manhire è stato il primo Poeta Laureato neozelandese in assoluto, nell’ambito di un programma sponsorizzato dal Mata Estate. Per celebrare il suo mandato di poeta Laureato ha pubblicato la raccolta di poesie What To Call Your Child [Come chiamare tuo figlio]. Il nucleo della raccolta è costituito da una sequenza di poesie nate da una visita di Manhire in Antartide nel 1998. Il poeta trascorse due settimane sul ghiaccio, e 45 minuti al limite dell’eroismo al Polo Sud. Il fascino esercitato su di lui dall’Antartide è sfociato in The Wide White Page: Writers Imagine Antarctica [La grande pagina bianca: Scrittori immaginano l’Antartide], un’antologia di scritti sull’Antartide, curata e introdotta da Manhire e pubblicata dalla Victoria University Press nel novembre del 2004, risultata finalista al Montana New Zealand Book Awards del 2005. Nel 2004 Manhire ha ricevuto una Meridian Energy Katherine Mansfield Fellowship, la più prestigiosa fellowship neozelandese e ha trascorso sei mesi di lavoro a Villa Isola Bella, Menton, nel sud della Francia. Nel giugno del 2005, in virtù dei suoi meriti letterari, Manhire è stato nominato “Companion” del New Zealand Order of Merit. Nel novembre del 2005 è stato incluso tra i cinque Poeti laureati della Arts Foundation della Nuova Zelanda. Oltre che diversi volumi in prosa, Manhire ha pubblicato numerose raccolte poetiche ed è stato quattro volte vincitore del New Zealand Book Award. Ha curato diverse antologie di poesia neozelandese e di racconti brevi e una raccolta di suoi saggi e interviste dal titolo Doubtful Sounds (VUP, 2000). Le sue conversazioni con Kim Hill alla Radio Nazionale avevano un ampio seguito e contribuirono molto ad accrescere l’interesse per la poesia in tutto il paese. I suoi Collected Poems 1967-1999 sono stati pubblicati da Victoria University Press in Nuova Zelanda e da Carcanet Press (Manchester) nel 2001. I Selected poems, che qui presentiamo in edizione bilingue con il titolo E il fulmine si vanterà della sua opera, sono stati originariamente pubblicati da Victoria University Press nel 2012, e ripubblicati da Carcanet Press nel 2014.

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